“Se in questo momento potessi scegliere di andare ovunque vuoi, andresti in un posto o da una persona?”.
Crowdfunding: raccolta fondi o strumento di marketing? La parola crowdfunding può essere tradotta in “finanziamento collettivo”.
“E’ un processo collaborativo di un gruppo di persone che utilizza il proprio denaro in comune per sostenere gli sforzi di persone e organizzazioni. È una pratica di microfinanziamento dal basso che mobilita persone e risorse” (Wikipedia). Praticamente, per farla breve, è una specie di colletta.
Monica e Vania (le ragazze alle quali ho proposto di avviare una start-up innovativa) si sono appassionate all’argomento. Hanno chiesto un’altra mia consulenza per parlare di raccolta fondi.
Precisiamo innanzitutto che ci sono vari tipi di finanziamento collettivo: quello per ricompensa (chiamato anche reward crowdfunding), quello per donazione (chiamato anche donation crowdfunding), quello collettivo civico (per finanziare opere pubbliche), quello per prestito (detto anche lending) e infine, che è poi quello che interessa alle mie clienti, il finanziamento sotto forma di capitale di rischio (detto anche equity crowdfunding).
Quest’ultimo finanziamento consente a società non quotate di raccogliere risorse finanziarie dal pubblico a fronte di quote azionarie. In parole povere tu mi dai i soldi, io ti do una quota del capitale della mia start-up.
A questa categoria di raccolta fondi possono accedere solo le start-up e PMI innovative. Il denaro versato rappresenta un investimento, quindi il finanziatore diventa socio dei fondatori.
La presentazione delle richieste di finanziamento è effettuata attraverso piattaforme web che promuovono le iniziative presso i propri utenti e consentono loro di investire importi anche minimi. L’attività delle piattaforme, proprio perché rivolta ad un pubblico di potenziali investitori non necessariamente qualificati, assume i contorni della sollecitazione del pubblico risparmio.
E’ quindi una campagna di marketing a tutti gli effetti.
La preparazione di una campagna di raccolta fondi è molto pesante, richiede un lavoro enorme e i risultati non sono garantiti. Bisogna infatti predisporre un’analisi legale e commerciale del progetto. E’ per questo che la campagna di crowdfunding può essere avviata solo da chi ha un progetto maturo e pronto per il mercato o molto vicino all’avvio del fatturato.
Se la campagna va bene, hai accesso ad un’enorme bacino di persone e hai clienti prima ancora che realizzi il prodotto. Iniziare e portare avanti una campagna di successo richiede competenze specifiche, la produzione di contenuti validi, molti sacrifici e infine, non da ultimo, la capacità di attivare tutti i canali di comunicazione (e-mail, sms, social, ecc.).
“Scusa Fabiola, ma quanto tempo ci mettiamo a sviluppare un progetto con il crowdfunding?”
Direi almeno tre o quattro mesi. Monica e Vania restano deluse. Il loro progetto è ancora un’idea, non c’è nulla di veramente realizzato. Bisogna muoversi velocemente. Dobbiamo prendere un finanziamento, ma dovete essere disposte a sacrifici anche economici.
Il decreto maggio che sta per uscire destinerà parte delle risorse alle start-up innovative, ma bisogna avere un reale progetto sulle mani.
Le due ragazze alimentano la loro voglia di fare, comprendono che bisogna o crederci veramente e andare avanti oppure abbandonare tutto.
Non voglio mai essere leggera con i clienti. Dico le cose come stanno, oggettivamente.
Ci credi, ci credi veramente? Allora forza, muoviti velocemente!
Se vuoi sapere come far ripartire la tua attività in tempi di crisi manda un whatsapp al numero 379 1186047, una mia collaboratrice ti richiamerà spiegandoti la mia strategia e come lo studio della crisi e dell’insolvenza mi ha insegnato a curare le aziende.