“La leggerezza non è parente della superficialità, a differenza di quanto sostengono i superficiali che scambiano la pesantezza per profondità di pensiero“.
…..le situazioni sono così surreali in alcuni casi che evitiamo anche di guardarle in faccia….
Federica ha una sua piccola attività da circa 10 anni.
I problemi sono i soliti: mancato controllo della gestione amministrativa dell’azienda, buio sui margini, insicurezza sul valore del proprio mestiere.
Ormai la professione mi ha insegnato che quando a chiederti la consulenza è una donna da sola, soprattutto se con figli, almeno nella metà dei casi sarebbe opportuno capire come vive e quali esperienze ha avuto nella sua vita.
Nella mia mente ho voglia di tornare a rileggere i dati statistici comunicati dall’ISTAT a novembre 2019. Li devo rileggere ogni tanto per crederci, tanto sono sconvolgenti quelle percentuali.
Quasi il 60% della popolazione italiana si ritrova in questi stereotipi:
“per l’uomo, più che per la donna, è molto importante avere successo nel lavoro (32,5%)
“gli uomini sono meno adatti ad occuparsi delle faccende domestiche (31,5%)”
E questi stereotipi per fortuna sono più diffusi al crescere dell’età (nella speranza che queste stupide frasette vadano col tempo a morire con chi le pensa).
Le risposte assolutamente più sconcertanti di tutti sono quella alla domanda sul perché alcuni uomini sono violenti con le proprie compagne/mogli:
“perché le donne sono considerate oggetti di proprietà” (77,7%)
“per il bisogno degli uomini di sentirsi superiori alla propria compagna/moglie” (75%).
Il 62,6% delle persone ritiene che alcuni uomini siano violenti perché non sopportano l’emancipazione femminile.
Non voglio scrivere altri numeri, già questi impressi sul mio diario mi fanno rabbrividire.
Donne soggette al controllo della loro vita e con esse i figli che guardano un modello di rapporto uomo-donna raccapricciante.
Sembra assurdo?
No, assicuro che non lo è. Tante e tante volte mi sono trovata davanti donne controllate nello svolgere autonomamente e con le proprie idee la loro professione: fanno una grande difficoltà a gestire la famiglia e la loro attività imprenditoriale/professionale. Perché? Perché l’uomo non aiuta, d’altronde spetta a lei….come se fosse scontato che spetti a lei tutto il carico e come se fosse scontato che non abbia diritto di ottenere la gratificazione professionale.
Una moglie, una mamma…..è ovvio che innanzitutto debba fare bene queste funzioni…..poi tutto il resto…
Poi però quando l’attività non va bene, viene considerata una fallita, una che non sa fare il suo lavoro o che non ha saputo gestire e la sua autostima cade vertiginosamente.
È combattuta fra gli impegni della famiglia (e le viene ripetuto più volte che non li sta seguendo bene a causa della sua attività) e una partita iva in cui arranca perché stanca, troppo stanca.
Torniamo a Federica. Mi dice di avere due figli. Un marito che lavora come dipendente.
Federica è laureata, lui nemmeno diplomato.
Generalmente la donna è l’imprenditore perfetto: è determinata, è collaborativa e soprattutto è capace di interpretare il mercato (a dirlo non sono io, ma il Censis, che è più volte tornato sull’argomento).
Restano ancora però i pregiudizi e le esclusioni nei confronti di una donna. Basti pensare al fatto che sono pochissime le donne che siedono nelle stanze dei bottoni. E basti pensare a quante barriere di accesso ci sono (molte di più rispetto a un uomo) nel momento in cui decide di iniziare un’attività e chiede un finanziamento: è chiaro a tutti che le donne devono produrre un maggior numero di garanzie per ottenere un prestito rispetto agli uomini. Vengono considerate svantaggiate perché magari devono ancora avere figli (come se ciò appunto sia qualcosa che le discrimina, piuttosto che essere avvantaggiate).
Federica ad esempio è riuscita ad ottenere un finanziamento (all’inizio della sua storia imprenditoriale) solo con la firma del marito e mi confessa che se avesse saputo, non lo avrebbe mai fatto:
“non passa giorno, dottoressa, che lui non mi metta in guardia dal fare stupidaggini nel lavoro, visto che ad aver messo la garanzia è lui!
Mi confessa che non si sente lucida, che tante e tante volte ha pensato di chiudere tutto, che è sempre limitata in tutto quello che fa perché non ha potuto mai allontanarsi per i figli e che si sente sempre inadeguata sia come moglie, che come mamma, che infine come imprenditrice.
Sa che, oltre ad essere un commercialista, io sono un business coach.
Ma le chiedo se ha voglia di mettere in discussione la sua vita, o comunque di modificarla negli atteggiamenti. I figli sono ormai adolescenti: come sono stati educati? Sono autonomi?
Mi risponde di no con la testa. Ecco….bene….un altro caso di donna che si fa “serva” in famiglia, perché gli stereotipi dicono che è giusto così.
“Ci sono, Federica, se vuoi cambiare. Ma non mi limiterò ad analizzare i tuoi numeri. Ci stai?”
Federica mi fa tenerezza quando mi risponde che è determinata a provarci, male che vada sarà un altro fallimento che metterà nel portafoglio della sua vita. Dipende solo da lei. E Federica lo sa.
So perfettamente che in tutto questo, una delle grandi responsabilità è di noi donne. Per far forza al proprio EGO le donne tendono a svalutare le altre…..credono (ma ci credono veramente?) di essere mamme perfette…che i loro figli siano stati cresciuti meglio degli altri……per non parlare del loro valore come compagne/mogli.
Per esperienza sono quelle donne che prima o poi saranno vittime di sé stesse, di una perfezione che non esiste.