“Non cercare di diventare un grand’uomo, sii solo un uomo, e lascia il giudizio alla storia“.
…in salute e in malattia
Dopo la bufera scoppiata con il ritorno di molti nostri vacanzieri in Italia si teme una nuova ricaduta per il prossimo autunno. Alcuni nelle ultime settimane hanno dovuto osservare un breve periodo di isolamento fiduciario
IN ATTESA DEL RISULTATO DEL TEST
Pochi giorni comunque, che non hanno fatto perdere molto a chi è dovuto rimanere in casa, dato che probabilmente erano ancora in ferie.
Invece mi chiedo: se dovesse capitare questo autunno? L’obbligo di restare in quarantena fintanto che non si riceva la tanto sospirata risposta – NEGATIVA ci mancherebbe! – può essere paragonata, lavorativamente parlando, a un comunissimo malanno stagionale?
Mi spiego meglio…
Il crescente numero di casi confermati di Coronavirus ha aumentato la preoccupazione di molte aziende che si trovano di fronte a dover gestire nuove forme di assenza dal lavoro, appunto la quarantena obbligatoria o permanenza domiciliare del dipendente.
Molte aziende si sono già attrezzate effettuando preventivamente dei test sierologici per assicurarsi ed evitare un nuovo
BOOM DI CONTAGI
Concretamente però la quarantena come va considerata? È equiparata alla malattia?
A tal proposito l’Inps si è espressa fornendo delle indicazioni operative disponendo l’equivalenza dell’isolamento fiduciario o della quarantena del lavoratore alla malattia, riconoscendo pienamente l’indennità economica spettante al dipendente.
A dimostrazione di ciò basterà semplicemente presentare il certificato medico che indichi il periodo di quarantena.
La recente normativa in tema Covid-19 ha distinto due condizioni di assenza dal lavoro per cui varrebbe tale prassi:
- la quarantena con sorveglianza attiva: permanenza domiciliare di soggetti che hanno avuto contatti con persone risultate positive;
- isolamento fiduciario con sorveglianza attiva: permanenza domiciliare di soggetti che sono rientrati in Italia da zone definite “a rischio”.
Il provvedimento di quarantena viene applicato dalle autorità sanitarie – l’Asl territoriale competente – a seconda delle comunicazioni che gli vengono fatte dall’interessato, dall’azienda o dal medico generico.
Dunque l’isolamento o la quarantena rientrano nel discorso malattia, per cui sono integralmente retribuiti, ma non sarebbero computati nel calcolo del periodo di comporto – fascia temporale nel quale il dipendente si assenta dal lavoro per varie motivazioni (malattia, infortunio ecc.) – pur mantenendo il proprio posto di lavoro.
Tuttavia questo discorso, precisa l’Istituto, escluderebbe i soli iscritti alla Gestione Separata Inps, mentre risulterebbe valevole lo stato di malattia da Coronavirus ed eventuali ricadute ad essa correlati.