“Le scelte si fanno in pochi secondi e si scontano per il restante tempo”.
Perché devo pagare solo io? Abbiamo una società, i nostri accordi erano che avremmo sempre diviso tutto a metà e oggi il mio socio mi dice che non vuole piu’ proseguire l’attività e che ha intenzione di non pagare piu’ i nostri debiti.
Federico e Francesco hanno una società in nome collettivo da 8 anni. Il settore è quello della ristorazione. A chiedere il mio parere è Federico, cuoco, di famiglia benestante, appassionato del suo lavoro. Mi racconta che l’attività non andava più bene da qualche tempo. Francesco si è separato da sua moglie 4 anni fa, dopo essersi innamorato di una loro collaboratrice, un rapporto poi finito anche quello.
“Sai il nostro lavoro è pesante, è difficile mantenere buoni rapporti con la famiglia, gli orari sono tutti rovesciati rispetto a un impiego che possa dirsi normale.”
“Il lavoro non è mai la causa della fine di un rapporto. Spesso ci sono altri problemi che tendiamo a nascondere o a non voler vedere.”
Federico mi racconta che da quel momento Francesco non era stato più lo stesso e che troppo spesso, soprattutto negli ultimi due anni, mancavano i soldi per pagare i fornitori, le imposte e gli impegni assunti con le banche. Aveva anche iniziato a pensare che il socio “prendesse dei soldi dal cassetto” come si suol dire, ma aveva da fare in cucina e lui di amministrazione non si era mai occupato.
In questo momento di fermo ha deciso di andare a controllare qualche numero e ha scoperto più debiti di quanti potesse immaginare. E poi la chiamata di Francesco di qualche giorno fa…..”io non voglio riaprire, io non voglio proseguire l’attività….”. Federico gli chiede spiegazione dei debiti e come pensa di fare per pagarli senza lavorare. Francesco dice che ha non intenzione di pagare, che lui non ha niente da perdere e che ora deve pensare solo a se stesso.
Federico comincia a chiedere al commercialista della società, a un avvocato e tutti gli rispondono allo stesso modo. Cerca una conferma da me. Vuole sapere come poter fare per proseguire l’attività e come poter costringere Francesco a pagare la sua metà.
Gli spiego un attimo. Credo che all’inizio vi abbiano detto che il contratto sociale (ovvero una società) si stipula tra i soci effettuando degli apporti per l’esercizio in comune di un’attività economica allo scopo di dividerne gli utili (e le perdite).
“Sì Fabiola, è questo che mi hanno detto all’inizio, per cui io pensavo che lui dovesse pagare la sua parte di perdite”.
Nelle società di persone la figura del socio è molto importante, perché è chiamato, in sede di liquidazione della società, a rispondere, con tutto il suo patrimonio presente e futuro e dei debiti contratti dalla società. Ma per il socio di una società in nome collettivo non è sufficiente dire questo.
Ciascun socio ha diritto di percepire una parte degli utili effettivamente conseguiti dalla società. Questo diritto matura per effetto dell’approvazione del bilancio d’esercizio. Quindi la mera approvazione del bilancio di esercizio, dal quale emerga un utile, costituisce nelle società di persone condizione sufficiente per legittimare ciascun socio a pretendere la distribuzione della sua parte di utile.
Ma è invece diverso il discorso circa l’obbligo per il socio di partecipare alle perdite.
E’ vero che in mancanza di espressa pattuizione nell’atto costitutivo le parti spettanti ai soci di utili e perdite si presumono proporzionali ai conferimenti, ma nella pratica non è esattamente così.
Federico mi interrompe e con uno sguardo misto tra rabbia e delusione, mi dice: “ma ci ha sempre pensato lui ad amministrare, io non so niente!”.
Gli faccio presente che lui aveva il diritto (e il dovere) di amministrare, nonché di esprimere il proprio consenso, di effettuare il controllo di tutto, di avere comunicazione ed eventualmente contestare il bilancio d’esercizio, di promuovere, anche individualmente, l’azione di responsabilità nei confronti dell’altro socio e infine…..il diritto di recedere dalla società.
E nella SNC vale il perfetto principio di responsabilità patrimoniale solidale dei soci. I soci rispondono con tutto il loro patrimonio fino a quando tutti i debiti sociali non sono stati pagati. La responsabilità societaria, quindi, si riflette su tutti i beni personali del socio. E se un socio non ha nulla da perdere (nel nostro caso Francesco), è l’altro socio (Federico) che si deve assumere tutta la responsabilità, salvo poi avere la possibilità di rivalersene in qualsiasi momento.
“Ma ti rendi conto che io dovrei pagare tutti i debiti? E ti rendi conto che per uscire dalla società e farmi proseguire da solo nell’attività lui mi ha chiesto € 20.000,00?”
Beh, questo è già un altro discorso. Va effettuato il valore della società per comprendere se l’attivo (e l’avviamento) è superiore al passivo e di quanto.
“Sono qui per questo Fabiola. Mi hanno detto che devo far valutare la società.”
Bene, cominciamo a chiedere tutti i documenti che servono.
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