QUAL E' IL TUO ASSO NELLA MANICA?<br> Differenziare il proprio prodotto dalla concorrenza
QUAL E' IL TUO ASSO NELLA MANICA?<br> Differenziare il proprio prodotto dalla concorrenza
L'ERRORE DI MOLTI IMPRENDITORI<br> Saper dividere la cassa aziendale da quella personale
FAR RIPARTIRE LA TUA ATTIVITA'<br> Il prezzo è la variabile più’ importante del nostro lavoro?
DECRETO RILANCIO<br> Tra le numerose opportunità offerte dal decreto, è stata introdotta la possibilità di ottenere
TARGETIZZAZIONE DELLA CLENTELA<br> All'inizio della mia attività professionale una persona mi ha chiesto quale fosse il mio target
Se vuoi sapere come far ripartire la tua attività in tempi di crisi manda un whatsapp al numero 379 1186047, una mia collaboratrice ti richiamerà spiegandoti la mia strategia e come lo studio della crisi e dell’insolvenza mi ha insegnato a curare le aziende.
“Tutti i grandi cambiamenti sono sempre preceduti dal caos”.
Quando la vita mi pone davanti delle domande esistenziali, cerco e ricerco tra i meandri della mia formazione e se non basta mi butto a leggere.
Mi sono ricordata della poesia per i bambini “Ho da scegliermi un mestiere”…..mi piace perché nei suoi versi si percepisce quanto sia difficile ogni lavoro.
Nell’era a.Co. (avanti Covid) tutti correvano tutto il giorno per lavorare, partecipare a eventi e cene, acquistare quanto più possibile (anche a costo di avere tante rate da pagare).
L’apparenza era diventata fondamentale. Non era importante calcolare se il lavoro desse o meno i suoi frutti e il costo (di tempo e di sacrificio) che si pagava per avere tutto e uno stile di vita antieconomico.
Nell’epoca d.Co. (dopo Covid) la consapevolezza per magia sembra diventare diversa. Vale davvero la pena correre solo per apparire? In realtà cos’è che mi serve per vivere? Ho mai pensato di centrare l’obiettivo in tutto quello che sto facendo?
Eh sì, a volte bisogna farsi un’analisi di coscienza. Ognuno di noi ha il proprio prezioso mestiere. Cosa ci verrebbe in mente se una persona ci raccontasse di farsi “a casa” un servizio che noi offriamo e pensasse anche di farlo meglio di noi?
Basta pensarci: facciamo un esempio. Pretendo di fare una manicure a casa perfetta come la fa un’estetista. Pretendo di fare una piega bene a casa come la fa la parrucchiera.
Beh, allora perché avrebbe studiato tanto, fatto corsi di perfezionamento, continuato a fare pratica, se è così facile farsi questi servizi da soli?
Il dilemma fantastico: però se una cosa la faccio a casa, non la pago. Perché, porca miseria, questi servizi sono diventati proprio costosi!
Ripenso spesso all’epoca dei miei genitori con me bambina: ognuno sicuramente aveva le sue qualità, come oggi d’altronde.
C’era chi sapeva cucire vestiti, chi sapeva cucinare, chi sapeva ricamare, ecc.
Ma quando dovevano acquistare qualcosa, non si permettevano mai di dire che quel prodotto o quel servizio era costoso in senso lato, piuttosto calcolavano se potevano permetterselo.
E’ un ragionamento che ho iniziato a fare tra me e me soprattutto nel “nuovo mondo”. Vorremmo che le persone lavorassero gratis per noi, ci arrabbiamo quando qualcuno ci dice che il nostro servizio è costoso, ma poi cadiamo nel peccato abominevole di andare noi stessi a dire che il prezzo chiesto dagli altri è troppo alto.
Ogni azienda ha la sua organizzazione, segue dei canoni e degli obiettivi, può servire un target di clientela. Lo ripeto spesso e lo scrivo spesso anche nel mio diario: un’azienda è come una persona. Alcune ci sono simpatiche, altre no.
Se il prodotto o il servizio di un’azienda ci piace a 360 gradi, crediamo che ci fornisca un ottimo riscontro a quello che chiediamo: in questo caso il prezzo non deve avere la sua importanza.
Se una persona ci piace così com’è, non è importante come si veste, lo è come si rapporta con noi.
Quella persona è così, può smussare degli angoli, ma fondamentalmente è così.
Se cambiasse radicalmente al nostro comando, avrebbe un atteggiamento falso con noi e questo non sarebbe corretto per nessuno dei due interlocutori.
Così è per un’attività: se non calcolasse correttamente il prezzo finale di quello che offre, snaturerebbe il suo essere e se noi andassimo a chiedere un prezzo diverso, allora vuol dire che non siamo sicuri del valore di quello che stiamo acquistando. Ma se non siamo sicuri, allora perché lo acquistiamo?
Sono andata anche a rileggermi la parabola del vignaiolo nella Bibbia….un bel rinfrescare concetti di quando andavo a catechismo.
In questa pagina di diario ho la fredda illusione di aver scritto la mia “parabola del mestiere”. L’insegnamento morale sottostante: rispetta il lavoro degli altri, se vuoi che il tuo venga rispettato.
Ma da cosa è scattata questa mia problematica universale? Ho letto nei quotidiani che il Codacons denuncia aumenti medi del 25% per parrucchiere ed estetiste. E denuncia altresì quella che viene chiamata la “tassa Covid”, ossia una voce a parte sullo scontrino per le spese di sanificazione e messa in sicurezza.
Ma di cosa parliamo? Se parliamo di un concetto di marketing, beh sono anche io d’accordo che questa “tassa Covid” sullo scontrino è veramente brutta.
Ma se invece parliamo di un concetto aziendale……beh cosa dovrebbero fare queste attività? Dovrebbero andare in perdita? Ma stiamo scherzando! E ci vuole pure una denuncia del Codacons? E tutte quelle persone che seguono a massa queste associazioni che fanno ragionamenti assurdi e che interpretano il tutto come un misfatto illegale!
Beh….ci tornerò a scrivere di sicuro….intanto forse se tutti imparassimo a rispettare il lavoro degli altri, anche per questo il Covid sarebbe servito a qualcosa!
Se vuoi sapere come far ripartire la tua attività in tempi di crisi manda un whatsapp al numero 379 1186047, una mia collaboratrice ti richiamerà spiegandoti la mia strategia e come lo studio della crisi e dell’insolvenza mi ha insegnato a curare le aziende.
“La vita è come un libro. Quando qualcosa va storto, non chiuderlo ma semplicemente volta pagina”.
Dopo lo scoppio della pandemia, a cambiar pagina sono stati proprio gli imprenditori, che sono stati chiamati ad ingegnarsi per proseguire la propria attività o a immaginare un nuovo modo di compierla.
A soffrire sono state anche quelle attività che hanno fatto “dell’assembramento” un business e della “convivialità” un’esperienza sensoriale.
Locali, bar, ristoranti e pizzerie hanno da poco tirato su la saracinesca con non pochi problemi ed infiniti protocolli da dover rispettare.
La lista delle regole e dei precetti da seguire è lunga, complessa e rigida tanto che la tutela della salute di dipendenti, clienti e fornitori si è ben presto trasformata, per questi imprenditori, in innumerevoli costi da sostenere.
Dispositivi di protezione individuale, barriere protettive, guanti, gel disinfettanti, termoscanner, igienizzatori, distanziatori, test sierologici impattano sulle finanze delle aziende, con la conseguenza che questi costi non possono che riversarsi sul consumatore finale.
Allora, è plausibile valutare la convenienza dell’apertura, fare i conti con la diminuzione del fatturato, le nuove spese da sostenere ed i ricavi che ovviamente si spera di conseguire.
Per le aziende coinvolte nel mondo della ristorazione e della somministrazione di alimenti e bevande c’è un modo però, che se ben architettato, potrebbe divenire un’alternativa al normale svolgimento dell’attività: la consegna a domicilio e l’asporto. Si tutela la salute pubblica e in special modo quella dei clienti, facendoli rimanere nel luogo più sicuro in questa emergenza: nella propria casa.
La consegna a domicilio per la sua intrinseca qualità di stabilire un distanziamento fisico e sociale è stata premiata sin da subito: prima unica tipologia di lavoro ammessa nella “fase uno”, e poi quale modalità di abbattimento dei costi. Questo è l’aspetto assolutamente da considerare: il calcolo dell’abbattimento dei costi.
Sicuramente non si può improvvisare, ma di certo, da qualche parte occorre iniziare.
Vittorio, che vende alimentari, mio cliente da oltre 10 anni, non ha abbandonato la sua comunità durante la pandemia, e cercando di evitare l’improvvisazione ha richiesto il mio aiuto per iniziare con le famose “delivery”.
Esistono normative indipendenti all’emergenza, mentre alcune disposizioni sono state emanate in virtù dell’espansione del virus. Innanzitutto è necessario munirsi di apposita documentazione. Bar e ristoranti possono quindi effettuare consegne a domicilio.
Per tali imprese, la consegna a domicilio è un servizio da sempre consentito e per il quale non è previsto un autonomo titolo abilitativo o SCIA.
Per le altre attività, per cui non è prevista la consegna a domicilio, se le consegne sono sporadiche, non è richiesta alcuna autorizzazione aggiuntiva.
Diversamente se le consegne sono rilevanti e costanti è necessario munirsi di apposita documentazione e SCIA.
Pertanto si deve provvedere ad aggiornare la propria licenza al SUAP – Sportello Unico Attività Produttive e comunicare il nuovo codice ATECO se variato e il rispetto delle procedure di autocontrollo HACCP aggiornate dopo l’arrivo della pandemia.
Quindi attenzione al rispetto delle nuove misure preventive sulla salute e sulla sicurezza sia dei clienti che dei propri dipendenti.
Dopodiché, con Vittorio abbiamo verificato chi potesse effettuare la consegna a domicilio. La scelta non poteva che ricadere sul suo giovane dipendente.
L’imprenditore o il soggetto incaricato alla consegna devono essere in possesso di determinati requisiti morali ed essere muniti di apposito tesserino di riconoscimento comunicato all’Autorità di pubblica sicurezza.
Inoltre, i beni ed i prodotti da consegnare (e debitamente confezionati ed assemblati nel rispetto della normativa igienico-sanitaria) devono essere accompagnati dal documento di trasporto e dallo scontrino o la ricevuta fiscale. Se il cliente esplicitamente lo richiede, l’imprenditore deve emettere la fattura, che rimane esclusivamente una prerogativa del consumatore finale, posto che la vendita a domicilio non è a soggetta all’obbligo di emissione della fattura.
Se non si paga subito, l’operatore economico deve rilasciare uno scontrino con l’indicazione “corrispettivo non pagato”. All’atto del pagamento, dovrà essere emesso un secondo scontrino con l’indicazione dell’importo complessivo. I corrispettivi saranno quindi memorizzati e successivamente trasmessi telematicamente all’Agenzia delle Entrate.
Per l’applicazione dell’Iva nel caso di vendita diretta vale l’utilizzo dell’aliquota del 10% mentre invece la cosiddetta cessione come stabilito anche dall’emanazione del principio di diritto dell’Agenzia delle Entrate (n. 9/2019) varia a seconda della tipologia del prodotto alimentare venduto: 4% per gli ortaggi, 10% per alimenti e 22% per le bevande.
Attenzione appunto 22% sulle bevande!! Ho notato che alcune bevande che mi sono state consegnate a casa con la pizza non erano state scontrinate in maniera corretta! Non è un problema per me, ovviamente, ma per l’impresa qualora abbia un controllo.
La consegna del prodotto deve infine avvenire secondo le modalità previste dalla normativa emergenziale. Non solo deve essere assicurato l’’utilizzo di mascherine e guanti, ma il distanziamento interpersonale: i prodotti possono essere depositati presso l’androne dell’abitazione o del portone di casa.
Oppure possono essere appoggiati dal rider (fattorini) sul proprio mezzo (auto, motorino etc etc). L’incaricato allontanandosi, permetterà di far avvicinare il cliente per prendere autonomamente quanto da lui ordinato.
Ovviamente Vittorio ha previsto anche un costo di consegna per sopperire alle spese derivanti dall’effettuazione della stessa o avrebbe potuto anche effettuarle per il tramite di apposite agenzie esterne, o anche per il tramite di rider professionali o autonomi.
Qualora si incarichi un’agenzia esterna, è questa che provvederà ad incassare l’importo e rimborsare l’impresa committente, decurtando dal compenso la percentuale prevista per il trasporto merce.
L’emergenza non ha fatto che puntare l’attenzione su un particolare settore a cui le aziende prestano sempre maggior attenzione: quello dei servizi e della customer care.
Ho invitato Vittorio a continuare la comunicazione circa la sua disponibilità alla consegna a domicilio. Non bisogna sottovalutare questo aspetto ed è importante “innovare” anche questo servizio.
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“Lascio agli altri la convinzione di essere i migliori, per me tengo la certezza che nella vita si può sempre migliorare”.
Finalmente è uscito il decreto rilancio. Numerose le domande nella testa, consapevole del fatto che nei prossimi giorni molte saranno le chiamate che riceveremo per avere dei chiarimenti in merito a questa nuova disposizione.
La misura che mi colpisce particolarmente sono i contributi a fondo perduto per le imprese che abbiano avuto ricavi inferiori a 5 milioni di euro e un fatturato (ad aprile 2020) almeno di due terzi inferiore rispetto allo stesso mese nell’anno scorso.
Ma come verrà stabilito l’importo del contributo?
Tale valore sarà deciso calcolando la differenza percentuale tra fatturato e corrispettivi relativi appunto ai due periodi (2019 vs 2020). Nello specifico sarà concesso il 20% per tutti coloro che hanno ricavi o compensi sotto i 400mila euro, il 15% per quelli compresi fra 400mila e 1 milione e infine il 10% per valori compresi tra 1 e 5 milioni di euro.
Spicca tra le altre misure adottate per le imprese il credito di imposta pari al 60% per gli affitti pagati relativi ai mesi di marzo, aprile e maggio per le PMI con ricavi inferiori ai 5 milioni di euro e che abbiano subito una perdita del fatturato rispetto allo scorso anno di almeno il 50%. Altro che 50% per alcune attività!
E’ stato invece previsto che per le strutture turistico – alberghiere non serva questa indicazione, in quanto il credito d’imposta verrà concesso indipendentemente dal fatturato rilevato dello scorso anno.
Un’altra nota positiva per tutte le aziende che abbiamo fatturato fino a 250 milioni di euro è l’eliminazione del saldo Irap per il 2019 e dell’acconto dovuto per il 2020.
In serata ricevo la chiamata di un cliente che mi chiede informazioni sul funzionamento delle spese per la messa in sicurezza. Gli rispondo che in questo caso è stato previsto un credito d’imposta del 60% per le spese di investimento utili alla riapertura delle proprie attività, garantendo le misure di contenimento stabilite e il rispetto delle ultime norme in materia sanitaria.
Quindi rientrano gli interventi di adeguamento degli spazi comuni quali ad esempio di spogliatoi e l’installazione di componenti di arredo per garantire la sicurezza (pannelli divisori ecc) e dispositivi per il controllo dei dipendenti (termoscanner ecc).
Un’altra importante decisione riguarda lo sconto sulle bollette dell’energia elettrica per le piccole attività produttive relative ai mesi di maggio, giugno e luglio. Riduzioni che verranno gestite dall’Autorità di Regolazione per l’energia (Arera).
Infine – ma non meno importanti- sono le modifiche relative alle scadenze fiscali. La maggior parte dei versamenti con scadenza in questo periodo sono stati posticipati al 16 settembre. In particolare sono sospese fino a tale data i pagamenti dell’IVA, delle ritenute, dei contributi e delle varie cartelle esattoriali come pure degli avvisi bonari e degli atti di accertamento. Gli importi sospesi potranno essere pagati o in un’unica soluzione oppure divisibili in 4 rate uguali.
Per le attività alberghiere e gli stabilimenti balneari che si preparano ad aprire per la nuova stagione è stato cancellato l’acconto IMU del mese di giugno solo nel caso in cui ci sia piena coincidenza tra proprietario e gestore dello stesso.
Il decreto Rilancio è lunghissimo e molto confusionario nella scrittura.
Non è facile da comprendere.
Concludo la mia giornata lavorativa con tanta delusione: ci sono voluti 2 mesi per tirare fuori un decreto, per l’attuazione del quale occorrono ben 98 ulteriori decreti attuativi.
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“La tua visione diventa chiara solo quando guardi dentro il tuo cuore. Chi guarda fuori, sogna. Chi guarda dentro, si sveglia”.
Oggi è stata una giornata piuttosto movimentata. Dopo una mattinata passata in studio a sbrigare alcune questioni mi sono dedicata ad ascoltare un responsabile gestionale di un cliente per confrontarsi con me sulla situazione economica attuale, ma non solo. Una lunga ma illuminante chiacchierata che fa riflettere molto…
Paolo è manager di una società finanziaria che contemporaneamente cura una parte a me cara, equilibrio aziendale grazie alla meditazione.
“Sai Fabiola ho trovato l’ispirazione per un libro da scrivere. Vorrei trattare del connubio tra meditazione e azienda. Lo so che è un argomento che ti interessa, ne hai scritto anche tu su Fiscologia. Entrando in questo mondo ho scoperto moltissime cose interessanti che mi aiutano sia nel lavoro che nella vita privata”.
Nel suo lavoro Paolo si occupa di molteplici mansioni tra cui attività di assunzione di partecipazioni, prestazione di servizi di pagamento e intermediazione in operazioni di cambio.
Un lavoro piuttosto intenso!
Per caso ha scoperto la meditazione che pratica ormai da diversi anni e che gli ha permesso di approfondire la sua analisi personale.
E questi due elementi oramai fanno parte integrante della sua vita. Mi ha colpito molto questo suo racconto, non solo perché come lui sono tremendamente interessata alla pratica meditativa, ma perché riesce ad applicarla al personale contesto aziendale dove solitamente non immaginiamo un ambiente stabile e tranquillo ma piuttosto competitività, impegno e gran movimento che mettono alla prova il nostro essere.
Mi racconta di aver capito che questi elementi non devono essere completamente demonizzati, ma devono essere una spinta positiva che ci guida nelle nostre azioni slegate dall’esclusiva ricerca di un guadagno personale. E’ vero.
Condivido che anche nelle scelte che facciamo dobbiamo tener conto della razionalità che non è sempre l’unica componente da considerare. Spesso dobbiamo scegliere non tanto sulla base della realtà delle cose, quanto sul profilo spirituale, senza dunque dimenticare del tutto quello che il nostro cuore e la nostra passione ci dicono dal profondo.
E allora come si fa a cambiare la visione delle cose? Come è possibile non appoggiarsi solamente alla razionalità?
“I problemi vanno analizzati in modo distaccato. Si sa che chi esercita professioni quali lo psicologo, il medico o l’avvocato non deve farsi coinvolgere dalla condizione della persona che chiede aiuto ma osservare il problema con occhi distanti e con estrema lucidità. Ed è qui che entra in gioco la meditazione, per aiutare la mente a funzionare a un livello più alto”.
Ognuno cerca di fare il proprio meglio con le proprie forze, consapevoli che non sempre ciò che si fa andrà a nostro favore. Per questo la fiducia è un altro importante elemento che, in alcuni casi si rischia di perdere…tutti sbagliamo, ma esserne coscienti può essere una grande forza. Coscienza che va educata così da poter esaminare la realtà senza essere condizionati e senza criticare.
Quando si sbaglia dunque non dobbiamo perderci d’animo, ma imparare da questa esperienza per comprenderne gli errori.
“Ho capito che anche se il nostro modo di vivere è basato sulla materialità e sull’idea di apparire, non significa che non si possa trovare un punto di equilibrio con il nostro essere, raggiungibile solo ribaltando tutte le considerazioni fatte sin’ora per dare più importanza alla vita in sé. Il segreto non è avventurarsi per cercare delle risposte fuori, ma trovarle nel nostro inconscio”.
Un interessantissimo approfondimento, oserei dire un dono per chi è appassionato a queste tematiche. Abbiamo toccato alcuni punti rilevanti a cui trovo immediata attinenza con la mia realtà lavorativa. Credo che tutti noi dovremmo avvicinarci a questa pratica, che ci aiuta ad avere una concezione diversa delle cose, non solo a lavoro. La meditazione è un arricchimento che non ci distacca dalla realtà ma anzi ci tiene con i piedi per terra e ci aiuta a comprendere meglio la realtà che ci circonda.
Faccio un respiro profondo e medito prima di andare a dormire. In questo periodo la meditazione per me è stata un’ancora di salvezza.
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“Concentrati sui problemi e i problemi si moltiplicheranno. Concentrati sulle possibilità e le opportunità si moltiplicheranno”.
Problema ricorrente: l’imprenditore non ha mai analizzato i suoi numeri.
Come per magia, questo virus ha portato nelle menti la voglia di consapevolezza. Che reazione strana! Non me lo sarei mai aspettato!
Dopo ben 20 anni di professione, anni trascorsi a predicare che è importante analizzare periodicamente la situazione contabile, avere il polso sui costi e saper calcolare il margine per commessa…..mai avrei pensato che una pandemia avrebbe scosso le anime.
Sono una combattiva, ma non nascondo che a volte mi rassegnavo.
A chi si ostinava a non voler vedere la propria azienda, io rassegnata mollavo.
E’ come per i bambini, capivo che ancora non c’era la mentalità del controllo di gestione.
Ecco improvvisamente, veramente come per magia, tantissimi imprenditori mi chiamano per esaminare insieme “i parametri vitali” dell’azienda. Per la prima volta dopo ben 20 anni mi chiedono addirittura corsi di contabilità base e di analisi di bilancio. Sono euforica.
Vincenzo ha un’attività che fattura circa un paio di milioni di euro. Mi chiama perché vuole una mia consulenza. Sa che sono docente e relatore in numerosi convegni, è già informato su di me, mi dice di sapere che sono chiara a spiegare e ad insegnare.
Mi dice che è disposto a pagare qualsiasi cifra pur di analizzare la sua azienda in maniera compiuta.
Gli dico di mostrarmi un suo bilancio, me lo invia e lo leggo di fronte a lui. E’ felice di sentire le mie considerazioni. Gli chiedo il permesso di sapere molto di più di lui e della sua vita.
“Vuoi vedere solo i numeri della tua azienda o vuoi che io analizzi anche la base di certi tuoi comportamenti?”
Gli spiego che ritengo molto importante fornire una consulenza ampia, che mi consenta di conoscere il perché di certe sue decisioni. Gli parlo di Fiscologia (lo invito a leggere il mio libro) e gli spiego che dal mio punto di vista è essenziale che l’imprenditore si apra a conoscere se stesso, le sue fragilità e le sue potenzialità.
Ai suoi occhi mi sento come una maga che gli sta leggendo le carte. E’ una situazione simpatica. Lui acconsente. E’ molto curioso.
Metto in moto la mia preparazione da coaching e comincio a fargli delle domande. Comincio a conoscerlo, ma comprende che occorrono più incontri. E’ solo l’inizio.
Poi incrocio la sua vita personale con i dati della sua azienda. Vincenzo è simpaticissimo. Ascolta quello che gli sto dicendo, è entusiasta. Dice che da quando segue l’azienda non ha mai avuto l’opportunità di fare un’analisi di questo tipo. Ma appunto….è solo l’inizio.
Alla fine gli domando: tu finanzieresti la tua azienda se fossi tu la banca a valutare questo bilancio?
Tentenna, come se facesse fatica ad ammetterlo, poi sorride e risponde con un no secco.
“Ma come è possibile che io non mi sia mai accorto?”
Semplice. Ti saresti accorto se qualcuno ti avesse rubato un diamante che tu non usi da anni e quasi sai nemmeno si trova? Certo che no. Allora rifletti.
Con Vincenzo fissiamo altri 9 appuntamenti, quelli che occorrono per saper leggere bene un bilancio e il suo bilancio.
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